I GENITORI E L’EDUCAZIONE MORALE

I GENITORI E L’EDUCAZIONE MORALE
di Patrizia Enzi

 

Vita sociale e vita morale sono in stretto rapporto tra loro.
Da un lato l’appartenenza ad un gruppo fa sì che si entri in relazione mettendo in atto rapporti di
collaborazione o di competizione, favorendo l’assunzione di certe norme morali condivise dal
gruppo. Dall’altro lato, la presenza di una coscienza morale e il rispetto delle norme consentono di
regolare il comportamento in situazioni sociali.
Oggi notiamo una grande fragilità da parte di genitori nell’educazione del bambino. Spesso c’è il
timore di contrariare i propri figli, magari per paura di brutte figure o, addirittura con il dubbio che,
così facendo “il nostro frugoletto non ci vorrà più bene”.
Spesso i rimproveri si accompagnano a sorrisi compiaciuti e, quando il bambino combina qualche
guaio: “…quando fa così non ce la faccio a sgridarlo, mi fa ridere tanto, è un gran simpaticone!”
oppure “..è piccolo, non capisce ancora”, ma il genitore non si accorge che, così facendo, il
bambino impara a gestire i suoi “capricci” sapendo benissimo che, al momento opportuno, potrà
ottenere ciò che vuole.
Fare i genitori non è mai stato un “mestiere” facile, educare è un’arte che richiede attenzione,
sensibilità e capacità creativa.
Cinquanta anni fa l’educazione dei figli avveniva spesso attraverso botte, punizioni e castighi, con
una buona dose di autoritarismo.
Negli anni sessanta l’educazione dei figli passava attraverso il permissivismo, il lasciar fare.
Oggi si è capito che educare significa trovare un difficile, ma giusto equilibrio che possa mettere in
atto una “sana” autorevolezza affinchè il bambino possa acquisire norme, regole e valori del gruppo
sociale nel quale vive, attraverso un lungo processo di socializzazione.
“Non riusciamo più ad uscire con gli amici perché mio figlio è un terremoto, non sta mai seduto e
gira dappertutto…”
Quante volte riusciamo a far capire al nostro bambino il senso del limite? Quanto dipendiamo da
lui? Quanta fatica facciamo a contenerlo?
Senza i NO la personalità non cresce e non si struttura; stranamente, rifiuti e divieti fanno sentire la
presenza sicura dell’adulto, se questi assume un atteggiamento amorevole, ma fermo, ragionevole,
ma deciso!
Definire le regole e come farle rispettare sono due problemi diversi tra loro; inoltre le regole devono
essere adatte all’età e discusse con i bambini più grandi. Aiutare il bambino a distinguere ciò che è
bene e ciò che è male è molto importante trattandolo da persona che sta costruendo la propria vita
con grande fatica, non da “bambinetto” viziato e prepotente.
Insegnare ad un bambino a lavarsi, a mangiare, a vestirsi è un lavoro ben più lungo, faticoso e
paziente che non imboccarlo, lavarlo, vestirlo….Il primo è il lavoro dell’educatore, il secondo è
quello del servo! (Maria Montessori)
I genitori hanno il compito, non facile, di aiutare il bambino a costruire non solo se stesso , ma
anche la sua “coscienza”: essere educati, saper aiutare, essere pazienti, essere umili…..”essere
BUONI”!
Dialogo e mediazioni sono importanti: fare “braccio di ferro” non giova a nessuna delle due parti.
Nemmeno le punizioni fisiche, le umiliazioni e le offese sono educative, ma solo deleterie e
mortificanti.
Le “punizioni” devono derivare da patti e accordi che siano chiari e che applichiamo in modo
coerente e con fermezza. Anche le gratificazioni hanno una parte importante nell’educazione dl
bambino poiché danno sicurezza e fanno crescere la fiducia in sé, a patto che non siano eccessive ed
insistenti!
Inoltre non va mai dimenticato che è sano trasgredire, qualche volta!
E’ compito degli adulti far conoscere le nozioni morali ai bambini agendo con pazienza, chiarezza,
ma, soprattutto con il buon esempio che vale più di qualsiasi parola.
Quante volte predichiamo bene e “razzoliamo” male!
“Lo sai che il mio papà mi sgrida quando butto la carta per terra, però lui la butta sempre fuori dal
finestrino della macchina.”
“La mia mamma si arrabbia se dico le parolacce, ma mio fratello quando guarda la partita le dice
tanto brutte e la mia mamma non gli dice niente!”
“ Perché io devo sempre salutare e dare il bacino alla zia se la mia mamma dice che è brutta e
antipatica?”
Anche le bugie ci danno fastidio, ma quante volte mentiamo ai nostri bambini? Quante volte ci
dimentichiamo delle promesse fatte confidando che il bambino non si ricordi? I bambini hanno una
memoria da fare invidia ad un elefante: “…mi avevi promesso …..….”
Esagerare con i “regali-premio” non è buona abitudine: il bambino si sente appagato anche da un
nostro sorriso, da una carezza, da un abbraccio, tutte dimostrazioni che gli fanno capire quanto noi
gli vogliamo bene, quanto lo apprezziamo per ciò che è!
Con amore ed esperienza noi passiamo a nostro figlio la vita con i suoi problemi, le sue sfide, ma
anche con le sue soddisfazioni e la sua bellezza.
Il bambino ha bisogno di dialogo, di affetto e di attenzione attraverso la nostra partecipazione e la
nostra disponibilità a stare insieme con lui, a giocare, a scoprire il mondo insieme.
Nel nostro ruolo di genitori dobbiamo essere d’accordo sull’educazione dei figli in un continuo
lavoro di condivisione, scambio, complicità non dimenticando mai che anche noi siamo stati
bambini e figli.
Il bambino ha bisogno di sapere che non sarà mai solo, che noi gli saremo sempre accanto in ogni
momento (non solo fisicamente), che nella sua famiglia troverà sempre sostegno e amore anche nei
momenti difficili.
Quando i miei figli erano piccoli, facevo un gioco con loro. Gli davo un rametto ciascuno e dicevo
loro di spezzarlo. Non era certo un’impresa difficile.
Poi dicevo loro di legare insieme i rametti, gli davo il mazzetto e gli dicevo di provare con quello.
Ovviamente non ci riuscivano. “ Quel mazzetto – gli dicevo – quello è la famiglia”.
(“Una Storia Vera” di David Lynch)

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