Il termine cosmico non appare spesso come altre nelle opere di Montessori, lo ritroviamo soprattutto nei testi che la dottoressa ha redatto nel periodo in cui è vissuta in India o successivi a questa esperienza. Da questo paese il termine ha ereditato una forte carica trascendentale, divenendo una parola dai contorni indefiniti, quasi aulici. «Si sente che esso rappresenta il richiamo alla fonte più intima e segreta di ispirazione del pensiero della dottoressa»[1], una sorta di leitmotiv che implicitamente sottostà a tutte le opere di Montessori, ma viene esplicato solo alla fine di un lungo percorso. È come se la dottoressa fosse riuscita a dichiararsi completamente solo grazie alla saggezza propria della vecchiaia, favorita dalla spiritualità che l’Oriente le ha donato.
Il termine “cosmo” deriva da una parola greca che significa “ordine”. Nonostante a noi possa sembrare di essere immersi nel caos, in realtà viviamo in un universo che tende da sempre all’armonia e all’equilibrio. Partendo da questa constatazione, Montessori ha sviluppato la teoria cosmica che è la chiave di lettura dell’intera sua opera[2], il sistema concettuale su cui tutto il suo pensiero poggia e trova fondamento. In una conferenza tenuta in India nel 1946 Montessori afferma: «la teoria cosmica […] riconosce in tutta la creazione un piano unificante da cui dipendono non solo le diverse forme viventi, ma anche l’evoluzione della Terra stessa»[3]. Secondo Montessori, ogni elemento presente sulla Terra, sia esso animato o inanimato, ha un compito da esplicare che gli è stato assegnato dal piano cosmico. Per quanto riguarda gli esseri viventi, essi si muovono seguendo motivazioni che percorrono simultaneamente due linee: quella intenzionale, che trova compimento nell’azione stessa, e quella sottesa, difficile da cogliere, che risponde al compito loro assegnato dal piano cosmico. Pensiamo all’ape che si posa di fiore in fiore per recuperare il nettare necessario alla produzione del miele; nel far questo sta adempiendo anche al compito cosmico di donare ai fiori del polline prelevato da altri fiori, permettendo alla pianta di riprodursi. Così pure i lombrichi, nutrendosi di sostanze organiche in decomposizione e scavando nel terreno un intricato reticolo di piccole gallerie, rispondono al compito cosmico di rendere il terreno ricco di sostanze nutrienti per i vegetali e abbastanza poroso da lasciarsi attraversare dall’acqua. «Ogni essere ha una ragione di esistere, un compito da adempire nella sua vita»[4].
«Anche l’uomo, come tutti i viventi, persegue due scopi, uno cosciente e uno inconsapevole. Egli ha coscienza dei suoi bisogni intellettuali e fisici e di ciò che gli chiedono società e civiltà, […] ma deve ancora prendere coscienza delle responsabilità più grandi che ha nell’adempimento di un compito cosmico, di dover lavorare con gli altri per il suo ambiente, per l’intero Universo»[5]. Ogni fenomeno vitale ha un legame profondo con ogni altra realtà del cosmo, l’uomo è nel mondo e con questo vive un’armonia misteriosa e profonda. Nel cosmo e con il cosmo risponde a un ordine che dà vita a uno sviluppo guidato da leggi autoregolate dall’interno. Questo è il pensiero unificante in cui l’ordine eterno tende a congiungersi con la contingenza storica, sussistendo nell’interrelazione di tutto ciò che vive, nell’interdipendenza di tutto ciò che esiste[6].
Montessori crede nell’esistenza di un lato misterioso della vita. Il piano cosmico riunisce tutto ciò che esiste in un solo destino, i cui contorni non sono sempre accessibili alla nostra ragione, se non in forma primitiva e sfuggevole, restando quindi in parte celato.
È partendo da queste concezioni che Montessori avverte la necessità di rinnovare l’umanità, di creare un uomo nuovo. Un uomo cosciente di non poter agire prescindendo da ciò che lo circonda, perché tutto è parte del proprio e dell’unico destino. Un uomo educato al rispetto attraverso la ricerca di un’interpretazione della realtà cosmica che solo la scienza gli può fornire. Un uomo umile, sensibile alla bellezza, alla meraviglia, alla gratitudine. Un uomo ragionevole, che sappia utilizzare il potere che gli deriva dalla propria intelligenza e dalla propria libertà con la consapevolezza che potere non significa sopruso e delirio di onnipotenza.
Ecco perché Montessori guardava al bambino con gli occhi colmi di speranza: se esiste una possibilità di giungere alla costruzione di una nuova umanità, questa non può che venire dal bambino, perché è in lui che si costruisce ogni uomo.
La pedagogia di Montessori parte da qui, da questa speranza. Non parte da pratiche metodologiche fini a loro stesse, non cerca scorciatoie per rendere più facile il lavoro dell’insegnante, non è a servizio degli adulti. Montessori, all’opposto, si è fatta servitrice del bambino. L’ha studiato nel grembo materno, piccolo come una noce, ammasso di cellule, miracolo della vita. L’ha analizzato in fasce, piangente e indifeso, mente assorbente, scopritore di se stesso. L’ha osservato crescere, esploratore inarrestabile, lavoratore irreprensibile, divoratore di conoscenza. L’ha visto da adulto, libero e indipendente, capace di amore, operatore di pace.
Approcciarsi al Metodo prescindendo dalla “visione del mondo” che l’ha concepito significa fare un enorme torto a Montessori. Se si vuole essere educatori montessoriani bisogna innanzitutto modificare il proprio modo di pensare, accettare il ruolo subalterno ai ritmi dettati dal piano cosmico, farsi servitori del bambino Padre dell’Uomo.
Alberto Zini
Insegnante montessoriano Scuola Primaria
[1] R. Regni, Infanzia e società in Maria Montessori, Armando Editore, Roma, 2007, p. 261.
[2] Cfr. C. Tornar, La pedagogia di Maria Montessori tra teoria e azione, Franco Angeli, Milano, 2007, p. 206.
[3] M. Montessori, The Child, society and the world. Unpublished speeches and writings, Clio Press, Oxford, 1989, p. 106.
[4] M. Montessori, Creative development of the child, vol. 2, Kalakshetra Press, Madras, 1994, p. 159.
[5] M. Montessori, Come educare il potenziale umano, Garzanti, Milano, 1970, pag. 14.
[6] Cfr. R. Regni, op. cit., p. 266.