{"id":9743,"date":"2019-11-05T22:37:38","date_gmt":"2019-11-05T21:37:38","guid":{"rendered":"https:\/\/www.montessoribs.it\/?p=9743"},"modified":"2019-11-05T22:37:38","modified_gmt":"2019-11-05T21:37:38","slug":"per-unetica-dellinclusione","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.montessoribs.it\/per-unetica-dellinclusione\/","title":{"rendered":"Per un\u2019etica dell\u2019inclusione"},"content":{"rendered":"

Da Leon Battista Alberti alla pubblicit\u00e0 della \u201cdolce Euchessina\u201d, che si dava \u201cai bambini buoni\u201d, presentiamo questo ampio contributo al dibattito sullo stato attuale della scuola, con uno sguardo particolare rivolto all\u2019inclusione degli alunni con disabilit\u00e0. E il pretesto \u00e8 dato dalla recente Direttiva Ministeriale \u2013 e dalla conseguente Circolare \u2013 sui Bisogni Educativi Speciali.<\/p>\n

di Giancarlo Onger<\/strong><\/p>\n

Questo scritto non \u00e8 contro nessuno e contro niente. \u00c8 semplicemente un contributo al dibattito sullo stato della scuola. Il pretesto \u00e8 l\u2019emanazione della Direttiva Ministeriale Strumenti d\u2019intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l\u2019inclusione scolastica, del 27 dicembre 2012 e della recente Circolare Ministeriale 8\/13, del 6 marzo, che fornisce suggerimenti operativi per l\u2019implementazione della Direttiva stessa.
\nSemplicemente \u00ab\u2026 io voglio capire, capire, capire, nel senso etimologico della parola, e quando una cosa non m\u2019entra, vorrei dilatare la mia mente fino a farci stare tutto l\u2019universo e qualche cosa di pi\u00f9\u2026\u00bb (Dino Provenzal, da \u00abLa Rivista di Letteratura, Storia e Filosofia\u00bb, n. 5, settembre-ottobre 1924, preside rimosso dal suo ruolo in base alle leggi razziali del 1938).<\/p>\n

Prolegomeni: delle arti e delle scienze.
\nPer essere coerente, ho cominciato a documentarmi, per spiegarmi l\u2019importanza del concetto di persona nella sua globalit\u00e0, bio-psico-sociale, ben rappresentata dall\u2019ICF [la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilit\u00e0 e della Salute, definita nel 2001 dall\u2019Organizzazione Mondiale della Sanit\u00e0, N.d.R.]. E ho scelto di interrogare la storia, partendo dal Rinascimento. Tra i tanti protagonisti, mi preme citare Leon Battista Alberti, architetto, umanista, scrittore, che cos\u00ec si esprime sulla bellezza: \u00abLa bellezza \u00e8 armonia, concinnitas, tra tutte le parti riunite in un insieme: se togli o aggiungi un elemento comprometti il tutto\u00bb (Alberti, 1435).
\nRousseau, alcuni secoli dopo, nel 1755, scrive: \u00ab\u2026 la differenza naturale degli uomini non spiega affatto la loro disuguaglianza sociale, \u00e8 la storia che li rende disuguali, non la loro natura\u00bb (Rousseau, 1755).
\nAristide Gabelli, insigne esponente della pedagogia positivista di fine Ottocento, scrive: \u00abQuanto all\u2019istruzione intellettuale, \u00e8 da avvertire per prima cosa che, se le scuole devono somministrare un certo numero di cognizioni, tuttavia la mira ultima di tutto l\u2019insegnamento non \u00e8 riposta tanto nelle cognizioni stesse, quanto nelle abitudini che il pensiero acquista dal modo in cui vengono somministrate\u00bb (Gabelli, 1888).
\nConcetti che ci riportano alla \u201ctesta ben fatta\u201d piuttosto che alla \u201ctesta ben piena\u201d che Edgar Morin ci ha ricordato \u2013 in un suo splendido saggio (Morin, 2000) \u2013 essere un pensiero risalente a Michel de Montaigne, filosofo e scrittore del Cinquecento.
\nMaria Montessori, che non ha bisogno di presentazioni, ci ha lasciato questa testimonianza molto importante: \u00abIl fatto che la pedagogia dovesse unirsi alla medicina nella terapia era la conquista pratica del pensiero dei tempi e su tale indirizzo si diffondeva la Kinesiterapia. Io per\u00f2, a differenza dei miei colleghi, ebbi l\u2019intuizione che la questione dei deficienti fosse prevalentemente pedagogica, anzich\u00e9 prevalentemente medica; e mentre molti parlavano nei congressi medici del metodo medico-pedagogico per la cura e l\u2019educazione dei fanciulli frenastenici, io ne feci argomento di educazione morale al congresso Pedagogico di Torino, nel 1898; e credo di aver toccato una corda molto vibrante poich\u00e9 l\u2019idea, passata dai medici ai maestri elementari, si diffuse in un baleno come questione viva, interessante la scuola\u00bb. E nel 1909 riconosce che \u00abla preparazione dei maestri \u00e8 necessario che sia contemporanea alla trasformazione della scuola. Se abbiamo preparato maestri osservatori e iniziati all\u2019esperienza, conviene che nella scuola possano osservare e sperimentare\u00bb (Montessori, 1909).
\nPrima di lei, Edouard S\u00e8guin, considerato uno dei primi pedagogisti clinici, se non il primo, a cui la Montessori fa spesso riferimento, cos\u00ec scrive, nel 1846: \u00ab\u2026 avendo come fine il trattamento dei giovani idioti ero incessantemente ricondotto, dalla forza stessa del mio soggetto, ad informarmi dei metodi, a comparare le teorie, a discutere le pratiche dell\u2019insegnamento\u00bb (S\u00e8guin, 1846).<\/p>\n

In questo contesto non possiamo certo rinunciare a pensatori che hanno dato un grande contributo all\u2019evoluzione del pensiero contemporaneo. Negli Anni Sessanta, Jerome Seymour Bruner, nel suo Il conoscere. Saggi per la mano sinistra, sottolinea: \u00abQuesto \u00e8 stato anche il decennio nel quale s\u2019\u00e8 venuto per noi chiarendo sempre pi\u00f9 il ruolo dell\u2019ambiente, nelle sue diverse attivit\u00e0 e nei suoi complessi condizionamenti. Abbiamo compreso quale importanza abbia l\u2019ambiente per tutelare la normalit\u00e0 delle funzioni dell\u2019uomo, e per consentirne il dovuto sviluppo delle capacit\u00e0 umane. Gli esperimenti di isolamento hanno reso evidente come un essere umano immobilizzato in un ambiente impoverito dal punto di vista sensoriale perda ben presto il controllo delle proprie funzioni mentali\u00bb (Bruner, 1968).
\nE ancora, non si pu\u00f2 certo rinunciare al contributo di un filosofo e sociologo come Ralf Dahrendorf: \u00abIo penso in realt\u00e0 che la diseguaglianza sia un elemento della libert\u00e0. Una societ\u00e0 libera lascia molto spazio alle differenze tra gli uomini, e non solo a quelle di carattere, ma anche a quelle di grado. La diseguaglianza non \u00e8 pi\u00f9 compatibile con la libert\u00e0 quando i privilegiati possono negare i diritti di partecipazione degli svantaggiati, ovvero quando gli svantaggiati restano nei fatti del tutto esclusi dalla partecipazione al processo sociale, economico e politico\u00bb. E ancora: \u00abIl fine pi\u00f9 alto \u00e8 l\u2019estensione delle chances di vita dei vincenti a tutti gli altri\u00bb (Dahrendorf, 2005).
\nUn altro sociologo e filosofo, Zygmunt Bauman, analizza, con puntualit\u00e0 e incisivit\u00e0, la mixofobia, attraverso la descrizione delle cosiddette gated communities [\u201ccomunit\u00e0 chiuse\u201d, N.d.R.]: \u00abL\u2019intento di questi spazi preclusi \u00e8 chiaramente quello di dividere, segregare, escludere, e non quello di creare ponti, comodi transiti e luoghi d\u2019incontro, di facilitare le comunicazioni e riunire gli abitanti della citt\u00e0\u00bb. E la mixofilia come fusione di orizzonti: \u00abLa comprensione reciproca si ottiene con una \u201cfusione d\u2019orizzonti\u201d; orizzonti cognitivi, che vengono tracciati e allargati accumulando esperienze di vita. La fusione che una comprensione reciproca richiede non pu\u00f2 che essere la conseguenza di un\u2019esperienza condivisa; e non si pu\u00f2 certo pensare di condividere un\u2019esperienza senza condividere uno spazio\u00bb (Bauman, 2005).<\/p>\n

In Cinque chiavi per il futuro, nel capitolo dedicato all\u2019Intelligenza sintetica, Howard Gardner ci fa notare come \u00abgli individui che non hanno capacit\u00e0 di sintesi saranno travolti dalla mole delle informazioni e non sapranno compiere scelte sensate nella sfera privata e professionale [\u2026]; se viene compiuto lo sforzo di creare un lessico adeguato, e se ogni specialista impara quantomeno a prevedere, a partire da un diverso retroterra, i problemi che potrebbero assillare i colleghi, le probabilit\u00e0 che si formi un gruppo di lavoro produttivamente orientato a uno scopo aumentano nettamente\u00bb (Gardner, 2007).
\nNel suo recentissimo La musica \u00e8 un tutto. Etica ed estetica, il famoso pianista e direttore d\u2019orchestra Daniel Barenboim ci consegna poi alcune interessanti riflessioni: \u00abUn brano musicale \u00e8 un tutto organico, dove ogni aspetto si relaziona all\u2019altro. La musica non pu\u00f2 essere smembrata nei suoi elementi costitutivi; non pu\u00f2 esistere melodia senza ritmo, melodia senza armonia, armonia senza ritmo e cos\u00ec via. [\u2026] Nel fare musica, se un elemento si disconnette dagli altri, automaticamente viene meno l\u2019idea di un tutto. Non appena questo tutto integrato svanisce, il pezzo non pu\u00f2 pi\u00f9 essere considerato musica nel senso pi\u00f9 pieno e profondo del termine\u00bb (Baremboim, 2013).
\nDal canto suo, Urie Bronfenbrenner ci consegna l\u2019immagine del contesto educativo come un ecosistema in cui le persone sono legate da complesse interazioni e scambi. Inoltre, nel processo di sviluppo della persona, vi \u00e8 uno stretto rapporto dinamico tra uomo e ambiente. Qui giova ricordare, dal Dizionario Treccani, il significato di sistema, ovvero, \u00abnell\u2019ambito scientifico, qualsiasi oggetto di studio che, pur essendo costituito da diversi elementi reciprocamente interconnessi ed interagenti tra loro o con l\u2019ambiente esterno, reagisce o evolve come un tutto, con proprie leggi generali\u00bb.<\/p>\n

Concludo il panorama con un altro sociologo e filosofo, il summenzionato Edgar Morin, con un inciso della medesima opera citata in precedenza: \u00abGli sviluppi disciplinari delle scienze non hanno portato solo i vantaggi della divisione del lavoro, hanno portato anche gli inconvenienti della super specializzazione, della compartimentazione e del frazionamento del sapere. Non hanno prodotto solo conoscenza e delucidazione, ma anche ignoranza e cecit\u00e0. Invece di opporre correttivi a questi sviluppi, il nostro sistema d\u2019insegnamento obbedisce loro. Ci insegna, a partire dalle scuole elementari, a isolare gli oggetti (dal loro ambiente), a separare le discipline (piuttosto che a riconoscere le loro solidariet\u00e0), a disgiungere i problemi, piuttosto che a collegare e integrare\u00bb (Morin, 2000). E a volte anche a separare gli alunni, aggiungo io!<\/p>\n

Della statistica.
\nDa quelle che mi piace definire \u201cintercettazioni ambientali\u201d, ho potuto captare questo dialogo, versione moderna dei Bisogna Etichettare Sempre.<\/p>\n

Dialogo tra un docente e uno specialista.
\n\u00abNella mia classe ci sono: 1 ASPERGER, 1 DSA, 1 ADHD, 1FIL, 4 STRANIERI di cui 1MAR 1EST 1CIN 1 di COLORE, 2 con disagio che glieli raccomando. E poi ci sono gli altri 14, normodotati, tra cui si celano un paio di demotivati\u00bb.<\/p>\n

Sull\u2019argomento lascio parlare Bauman: \u00ab\u2026 non soltanto le unit\u00e0 di un certo tipo sono in maggioranza, ma esse sono come \u201cdovrebbero essere\u201d; sono \u201cgiuste e appropriate\u201d; al contrario, quelle che difettano dell\u2019attributo in questione sono \u201ccome non dovrebbero essere\u201d \u2013 \u201csbagliate e inappropriate\u2026 [\u2026] Il passaggio dalla \u201cmaggioranza statistica\u201d (un\u2019enunciazione di fatto) alla \u201cnormalit\u00e0\u201d (un giudizio di valutazione), e dalla \u201cminoranza statistica\u201d alla \u201canormalit\u00e0\u201d, attribuisce una differenza di qualit\u00e0 alla differenza nei numeri: essere in minoranza significa anche essere inferiori\u2026\u00bb (Bauman, 2012). Non ritengo di dover aggiungere altro in quanto i concetti sono molto chiari.<\/p>\n

Un altro punto di vista con cambio di paradigma
\nHo scelto questa lunga introduzione perch\u00e9 c\u2019\u00e8 bisogno, a mio avviso, di ritrovare un ancoraggio speculativo che indaghi le ragioni che hanno portato la scuola italiana sulla via dell\u2019integrazione. Senza questi e altri ripensamenti, c\u2019\u00e8 il rischio di andare a una deriva, facendo prevalere le ragioni cliniche su quelle pedagogiche. E c\u2019\u00e8 altrettanto bisogno che il corpo insegnante ritorni in primo piano a svolgere il compito che ad esso compete: quello dell\u2019intellettuale. Inteso come figura che non si accontenta di gestire la quotidianit\u00e0, ma agisce con una visione che sa andare oltre gli ostacoli.
\nLa scelta di ammettere tutti gli alunni nella nostra scuola aveva ragioni pedagogiche che man mano si sono consolidate perch\u00e9 per molti anni abbiamo lavorato in situazione di work in progress [\u201clavoro in corso\u201d, N.d.R.]. E mi avvalgo di alcune esemplificazioni. Sono un testimone privilegiato perch\u00e9 ho cominciato a fare sostegno nel lontano 1974, ancora prima della normativa. Erano i primi esperimenti di quello che verr\u00e0 chiamato \u201cinserimento selvaggio\u201d. Senza quel coraggio, o incoscienza (ai Lettori l\u2019ardua sentenza!), staremmo ancora interrogandoci, come fanno i francesi, sull\u2019opportunit\u00e0 o meno di procedere. Certo, in quel momento ci si accontentava della socializzazione, ma in capo a pochi anni \u2013 e proprio perch\u00e9 le persone con disabilit\u00e0 erano con tutti \u2013 ci siamo resi conto che la socializzazione non bastava. E abbiamo aggiunto l\u2019autonomia e l\u2019apprendimento. Nel frattempo, nel 1975, quando la politica pensava e proponeva (bei tempi!) una commissione senatoriale, presieduta dalla senatrice Franca Falcucci, elabora un documento di alto valore umano in quanto fa prevalere lo sguardo pedagogico.
\nUn documento di questo genere, soprattutto nella prima parte, lo renderei lettura obbligatoria per tutti gli insegnanti. L\u00ec dentro ci sono tutti i presupposti teorici per la scuola che oggi definiamo inclusiva. E non per un gioco di parole, ma perch\u00e9 l\u2019esperienza dell\u2019integrazione ci ha dimostrato la necessit\u00e0 di mettere in primo piano la persona nella sua interezza, bio-psico-sociale. Questo significa che la scuola italiana ha precorso quello che l\u2019ICF ha codificato venticinque anni dopo. E ha precorso anche la scoperta dell\u2019importanza dell\u2019imitazione per l\u2019apprendimento, dimostrata dalla scoperta, tutta italiana, della teoria dei \u201cneuroni specchio\u201d.
\nRitornando al \u201cDocumento Falcucci\u201d, non posso esimermi dal riportarne alcuni stralci:<\/p>\n

\u00abLa preliminare considerazione che la Commissione ha ritenuto di fare \u00e8 che le possibilit\u00e0 di attuazione di una struttura scolastica idonea ad affrontare il problema dei ragazzi handicappati presuppone il convincimento che anche i soggetti con difficolt\u00e0 di sviluppo, di apprendimento e di adattamento devono essere considerati protagonisti della propria crescita. In essi infatti esistono potenzialit\u00e0 conoscitive, operative e relazionali spesso bloccate degli schemi e dalle richieste della cultura corrente e del costruire sociale\u00bb.
\n[\u2026]\n\u00ab\u2026 La scuola proprio perch\u00e9 deve rapportare l\u2019azione educativa alle potenzialit\u00e0 individuali di ogni allievo, appare la struttura pi\u00f9 appropriata per far superare la condizione di emarginazione in cui altrimenti sarebbero condannati i bambini handicappati, anche se deve considerarsi coessenziale una organizzazione dei servizi sanitari e sociali finalizzati all\u2019identico obiettivo. Questo impegno convergente si impone preliminarmente sotto il profilo della prevenzione anche in senso diagnostico, terapeutico ed educativo da realizzarsi fin dalla nascita ed in tutto l\u2019arco prescolare, specialmente nei confronti del bambino che abbia particolari difficolt\u00e0; sia per circoscrivere, ridurre ed eliminarne le cause, ove possibile, nonch\u00e9 gli effetti di esse; sia per evitare l\u2019instaurazione di disturbi secondari\u2026\u00bb.
\n[…]\n

\u00ab\u2026 La scuola pu\u00f2 contribuire a quest\u2019opera di prevenzione e di recupero precoce, con la generalizzazione dalla scuola materna (anche se non obbligatoria) che, oltre ad offrire al bambino l\u2019occasione di un pi\u00f9 articolato processo di socializzazione, pu\u00f2 favorire la tempestiva prevenzione ed il superamento delle difficolt\u00e0 che possono ostacolare lo sviluppo psicofisico\u2026\u00bb.
\n[\u2026]\n\u00ab\u2026 Il superamento di qualsiasi forma di emarginazione degli handicappati passa attraverso un nuovo modo di concepire e di attuare la scuola, cos\u00ec da poter veramente accogliere ogni bambino ed ogni adolescente per favorirne lo sviluppo personale, precisando peraltro che la frequenza di scuole comuni da parte di bambini handicappati non implica il raggiungimento di mete culturali minime comuni. Lo stesso criterio di valutazione dell\u2019esito scolastico, deve perci\u00f2 fare riferimento al grado di maturazione raggiunto dall\u2019alunno sia globalmente sia a livello degli apprendimenti realizzati, superando il concetto rigido del voto o della pagella\u2026\u00bb.
\n[\u2026]\n\u00ab\u2026 Condizione essenziale \u00e8 che tutti gli operatori, docenti e specialisti, lavorino in \u00e9quipe per l\u2019attuazione dei fin\u00ec indicati, e per tutti gli interventi ritenuti necessari onde evitare che il loro apporto si vanifichi in generiche ed unilaterali iniziative\u2026\u00bb.<\/p>\n

Questi presupposti, che hanno dato un grande contributo al miglioramento della scuola italiana, sono validi tutt\u2019oggi, come nell\u2019ampia introduzione \u00e8, a mio avviso, ben dimostrato. E per questi motivi ritengo i recenti documenti \u2013 che sono la scaturigine di molte riflessioni \u2013 un passo indietro.
\nAlcuni anni fa ho contribuito, con uno scritto, a un libro in cui si definisce la scuola inclusiva in questo modo: \u00abL\u2019educazione inclusiva mira a garantire la partecipazione di tutti gli alunni nel processo di apprendimento in quanto persone e non perch\u00e9 appartenenti a una \u201cspeciale\u201d categoria\u201d\u00bb. Come si pu\u00f2 immaginare, non posso che condividerla fino in fondo, anche perch\u00e9 dentro c\u2019\u00e8 il motivo delle mie perplessit\u00e0 intorno alle ultime Direttive Ministeriali. Perch\u00e9 alle tante sigle \u2013 che suonano come \u201cantibiotici\u201d \u2013 ne abbiamo aggiunta un\u2019altra che sta gi\u00e0 entrando nel linguaggio comune perch\u00e9 di facile pronuncia: BES. Se notate, tutte le sigle hanno una connotazione sottrattiva e con al centro il disturbo (vedi quanto scritto precedentemente, nel paragrafo Della statistica). Ma se proprio vogliamo usare una sigla perch\u00e9 non possiamo farne a meno, propongo di usare Bisogni Educativi Individuali, restando nel solco della nostra tradizione e applicando con coerenza i fondamentali dell\u2019ICF e della scuola inclusiva.
\nQuali sono le altre ragioni delle mie perplessit\u00e0, sulle quali sar\u00f2 disposto a ricredermi se qualcuno riuscir\u00e0 a convincermi?<\/p>\n

Della formazione.
\n\u00abLa convinzione che l\u2019adulto educato non abbia pi\u00f9 bisogno di leggere la si ritrova chiaramente nella cosiddetta \u201cteoria del cammello\u201d seconda la quale, prima di incominciare il viaggio della vita [o dell\u2019insegnamento, N.d.A.], riceviamo tutto il nutrimento mentale [o professionale, N.d.A.] di cui abbiamo bisogno per attraversare l\u2019intero percorso\u00bb (Guerrini, 2011).
\nUn\u2019operazione di rinnovamento\/cambiamento, condivisa o meno, non pu\u00f2 rinunciare al supporto della formazione di tutti gli insegnanti. Ma sappiamo che la formazione non \u00e8 obbligatoria. Che cosa aspettiamo a reintrodurre questa pratica, senza la quale la presunta svolta cadr\u00e0 ancora una volta sulle spalle dei pi\u00f9 volenterosi e dei GLH [Gruppi di Lavoro Handicap, N.d.R.]? (Che \u00e8 bene ci siano e che soprattutto funzionino). Ancora una volta, infatti, l\u2019approccio non sar\u00e0 olistico, ma settoriale. Con la probabilit\u00e0 che le aule di sostegno diventino le \u201caule BES\u201d! E che ancora una volta il contesto non venga preso in considerazione. Con buona pace di Bruner, Bronfenbrenner e dell\u2019ICF.
\nRitengo utile ripassare la definizione dell\u2019Organizzazione Mondiale della Sanit\u00e0: \u00abDisabilit\u00e0: conseguenza o risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo e i fattori personali e i fattori ambientali che rappresentano le circostanze in cui vive l\u2019individuo\u00bb. Si tratta di una definizione che ci aiuta a comprendere la necessit\u00e0 di cambio del paradigma, spostando l\u2019intervento dal bambino in difficolt\u00e0 al contesto, che si deve interrogare se sta facendo tutto quello che pu\u00f2 fare sul piano umano, pedagogico e didattico. Perch\u00e9 le differenze non si trasformino in diseguaglianze (Ministero della Pubblica istruzione, Indicazioni per il curricolo per la scuola dell\u2019infanzia e per il primo ciclo di istruzione, settembre 2007).<\/p>\n

Della valutazione.
\nIl precedente passaggio apre lo sguardo sul tema della valutazione\/autovalutazione. Per ora l\u2019unica valutazione strutturale \u00e8 quella che riguarda l\u2019alunno. Se non entra in campo anche la valutazione dei processi, ancora una volta in discussione ci sono i disturbi e non i contesti. Ho letto, con piacere, che qualcosa si sta muovendo in questa direzione, ma su questo non sono ancora bene informato.
\nC\u2019\u00e8 poi la questione dell\u2019\u201cincompiuta\u201d ovvero della scuola dell\u2019autonomia. Mi sembra di vedere ancora lontano lo spirito di una scuola legata al dialogo con il proprio territorio. Mi sembra di vedere ancora troppo marcata l\u2019attesa messianica delle Circolari. E questo coinvolge anche le responsabilit\u00e0 di un tessuto socio-politico molto attento ad altre istanze non propriamente educative.
\nLascio sullo sfondo il problema del reclutamento, che tuttavia meriterebbe un serio ripensamento. (Della serie: \u201cla vita non \u00e8 tutta in un quiz\u201d!).<\/p>\n

Del fare e non del disfare: un aiuto dal sociale
\nDa un paio d\u2019anni sono abbonato alla rivista \u00abAnimazione Sociale\u00bb che consiglio caldamente a tutti i Lettori, perch\u00e9 si occupa, con competenza, anche di temi legati alla scuola. Qui di seguito ne riporto una serie di interventi, estrapolati da alcune interviste a docenti universitari.<\/p>\n

Intervista a Paola Di Nicola, sociologa, docente dell\u2019Universit\u00e0 di Verona
\n(da \u00abAnimazione Sociale\u00bb, n. 262, aprile 2012):
\n\u00abSenza reti nessuno si salva in quanto: 1. Le reti forniscono identit\u00e0 e aiuto materiale. 2. Mettere la lente sulle reti di cui le persone dispongono \u00e8 cogliere un aspetto cruciale del vivere contemporaneo. 3. Si \u00e8 buone madri perch\u00e9 si ha una rete intorno (rete di prossimit\u00e0). 4. Nelle reti troviamo la possibilit\u00e0 di essere riconosciuti dagli altri. 5. Chi ha meno reti sono i gruppi sociali pi\u00f9 deboli\u00bb.<\/p>\n

Intervista a Vanna Iori, professore ordinario di Pedagogia Generale e Sociale
\nUniversit\u00e0 Cattolica del Sacro Cuore di Milano (da \u00abAnimazione Sociale\u00bb, n. 268, dicembre 2012):
\n\u00abSiamo al tacito predominio del gi\u00e0 noto, all\u2019esasperazione della sola dimensione normativa che, assunta a principio ispiratore, finisce per perpetuare se stessa anche nell\u2019et\u00e0 adulta, come se sempre si avesse bisogno della \u201cstampella\u201d normativa\u201d\u00bb
\n[…]\n\u00abL\u2019evento imprevisto sovverte il progetto previsto e la possibilit\u00e0 formativa dell\u2019evento sfugge al controllo, alla verifica, alla razionalizzazione e all\u2019istituzionalizzazione\u00bb.
\n[\u2026]\n\u00abAfferma Hannah Arendt che nell\u2019educazione si decide se noi amiamo i nostri figli \u201ctanto da non strappargli di mano la loro occasione d\u2019intraprendere qualcosa di nuovo, qualcosa d\u2019imprevedibile per noi; e prepararli al compito di rinnovare un mondo che sar\u00e0 comune a tutti\u201d\u00bb.<\/p>\n

Altra cosa sarebbe pensare plurale.
\n(Intervista ad Andrea Canevaro, pedagogista dell\u2019Universit\u00e0 di Bologna, da \u00abAnimazione Sociale\u00bb, giugno\/luglio 2012):
\n\u00abVi \u00e8 una grave carenza di competenza per un agire cooperativo, al di l\u00e0 della disponibilit\u00e0 soggettiva\u00bb.
\n[\u2026]\n

\u00abNon esiste un punto di vista che comprenda in s\u00e9 tutte le prospettive. Piuttosto esistono versioni multiple che a volte possono convivere in relativa armonia fino a produrre insieme pensieri complessi, plurali al loro interno, che aiutano a comprendere meglio la situazione, altre volte sono inconciliabili l\u2019una con l\u2019altra, come quando ogni operatore continua a descrivere la realt\u00e0 unicamente dentro il suo linguaggio\u00bb.
\n[\u2026]\n\u00abUn servizio deve contaminarsi e darsene ragione in quanto la contaminazione \u00e8 propria dei sistemi complessi che cercano vie di uscita dai problemi\u00bb.
\n[\u2026]\n\u00ab\u00c8 lo specialismo una vera e propria malattia endemica. Proponiamo la competenza solidale\u00bb.<\/p>\n

Mi \u00e8 capitato di lavorare alla stesura di Accordi di Programma, previsti dalla Legge 104\/92. Quando sono emerse le competenze solidali, il lavoro ha dato i suoi frutti.
\nLa classe come sfondo ovvero l\u2019\u201carte del mescolare\u201d
\nNon ho commentato volutamente i passi del precedente paragrafo perch\u00e9 sono molto chiari e pieni di indicazioni. E soprattutto mettono in primo piano la necessit\u00e0 della contaminazione come caratteristica della rete. Io la chiamo l\u2019\u201carte del mescolare\u201d: le competenze, le capacit\u00e0, le abilit\u00e0, i linguaggi, le discipline, i saperi, le conoscenze, i facilitatori, le barriere, le performance, i dubbi, le incertezze. Degli insegnanti e degli alunni. E, come dice bene Paolo Perticari, in un percorso di riconoscimento: \u00abL\u2019 educatore, senza imporre la propria mentalit\u00e0, dovrebbe riuscire a realizzare una comunicazione autorevole, in cui a ciascun partecipante sia data la possibilit\u00e0 di \u201cmettere in comune\u201d. Per fare ci\u00f2 bisogna riconoscere all\u2019altro lo stesso valore e la stessa dignit\u00e0 che si riconosce a se stessi. Ogni conoscenza reciproca deve sviluppare non un adattamento unilaterale, ma vicendevole. Questa reciprocit\u00e0 pu\u00f2 consentire un\u2019evoluzione pi\u00f9 armonica del vivere insieme\u00bb (Perticari, 2008).
\nPer questo modus operandi bisogna condividere spazi comuni che non sono solo fisici, in quanto la scuola non deve vivere la progettualit\u00e0 di percorsi innovativi come un\u2019azione esterna al curricolo. Personalmente credo che il curricolo debba avere la caratteristica dell\u2019innovazione. Progetti eccezionali, ma esterni al curricolo, sono destinati a vivere nella nicchia delle buone prassi come \u201cicone da adorare\u201d, ma impossibili da essere di stimolo alla quotidianit\u00e0 del lavoro, in classe con tutti gli alunni, perch\u00e9 irraggiungibili.
\nIn questo clima, la classe come sfondo significa:
\n– il programma come strumento e non come fine;
\n– non ci sono categorie di alunni, ma la classe come comunit\u00e0 educante: didattica collaborativa;
\n– riconoscimento del diritto alla diversit\u00e0;
\n– sublimazione dei concetti di personalizzazione, di individualizzazione, di eccellenza, di potenzialit\u00e0;
\n– riconoscimento all\u2019alunno dello status di attore nel processo educativo.<\/p>\n

Degli insegnanti.
\nSe avessi voluto rimanere negli schemi consueti, avrei dovuto titolare il paragrafo Dell\u2019insegnante di sostegno, ma voglio restare coerente con il resto dello scritto. Anche qui, infatti, intendo cambiare paradigma e preferisco parlare del contesto.
\nIn una scuola in cui esiste la collegialit\u00e0, il problema del coinvolgimento dell\u2019insegnante di sostegno (ricordiamoci sempre che la Legge 517\/77 parla di \u00abinsegnanti specializzati per le attivit\u00e0 di sostegno\u00bb e che l\u2019insegnante in questione \u00e8 \u00abcontitolare\u00bb) non si pone perch\u00e9 la normativa \u00e8 molto chiara. Il problema, quindi, \u00e8 il contesto inadeguato, quando non si avvale della procedura collegiale.
\nNoi possiamo anche chiamarlo in modo diverso, ma io sono dell\u2019idea che dobbiamo cominciare, come primo passo, a dividere il numero degli insegnanti di sostegno sul numero totale degli alunni. In altre parole, non ci sono 100.000 insegnanti di sostegno per 215.000 alunni con disabilit\u00e0, ma sono da considerare a disposizione per gli oltre 7 milioni di alunni della scuola italiana. Se poi la scuola li utilizza come badanti, \u00e8 la scuola che deve cambiare l\u2019operativit\u00e0 e applicare la normativa. Ricollocare il sostegno con alchimie non troppo chiare significa aggirare l\u2019ostacolo.
\nIn tali problematiche, mettere in pratica l\u2019auspicato processo di valutazione\/autovalutazione aiuterebbe a capire il contesto per poter intervenire ad hoc. Per esempio, il sostegno pu\u00f2 essere gestito, in alcuni casi, anche dagli insegnanti curricolari, in possesso di competenze particolari.<\/p>\n

La deriva legislativa.
\nEcco dove si \u00e8 spostata la nostra attenzione: sulla questione del certificato. Non Basta Essere Studenti, Bisogna Essere Speciali perch\u00e9 la scuola intervenga? Mi \u00e8 stato detto che per i Piani Personalizzati non era sufficiente la Legge 53\/03, in quanto priva dei decreti applicativi. Mi chiedo: non era pi\u00f9 semplice farli, piuttosto che aprire una fase legislativa con la 170\/10 [Legge per gli alunni con DSA \u2013 Disturbi Specifici dell\u2019Apprendimento, N.d.R.]? E ora, logica conseguenza, si vocifera che sia in preparazione una legge per gli alunni ADHD [Disturbi da Deficit di Attenzione e Iperattivit\u00e0, N.d.R.]. E ne verranno inevitabilmente altre, se non si cambia paradigma.
\nPersonalmente questa deriva legislativa l\u2019ho prevista nel lontano 2007, quando si ipotizzava appunto la legge per gli alunni con DSA. (Nota: mi preme precisare che per quanto di mia competenza, prevista dal mio ruolo istituzionale, ho sempre puntualmente fatto applicare la legge sunnominata).<\/p>\n

Le fatiche della scuola.
\nPrevedo che qualcuno mi far\u00e0 osservare che la scuola reale \u00e8 un\u2019altra. La mia risposta \u00e8 molto semplice: se la realt\u00e0 non fosse diversa, non faremmo queste discussioni. Io credo, al contrario, che si debbano recuperare due dimensioni molto importanti: l\u2019assunzione di responsabilit\u00e0 personale e la consapevolezza delle fatiche della scuola.
\nLa prima \u00e8 una dimensione molto importante in quanto i professionisti della scuola, dirigenti e insegnanti, i collaboratori scolastici, gli amministrativi, lavorano in un campo in cui si preparano i Cittadini del futuro. E tutti insieme abbiamo il dovere di preparare un contesto in cui il giovane Cittadino possa intravedere un futuro come promessa e non come minaccia.
\nPer la seconda dimensione, mi avvalgo di un documento della scuola del Regno Lombardo-Veneto, datato 3 settembre 1859. \u00c8 il Concorso Pel rimpiazzo del sotto indicato impiego vacante nella Scuola elementare del Comune di Corzano [in provincia di Brescia, N.d.R.]. Per partecipare bisognava presentare \u00abla relativa istanza corredata dei seguenti documenti: I\u00b0 Patente di abilitazione all\u2019insegnamento proprio del posto cui aspira. 2\u00b0 Fede di nascita. 3\u00b0 Attestato medico comprovante la fisica attitudine del concorrente a sostenere le fatiche della scuola\u00bb. (Stipendio annuo: lire 250).
\nIl terzo punto \u00e8 straordinariamente attuale in quanto la professione insegnante, oggi, tra le professioni d\u2019aiuto, \u00e8 quella pi\u00f9 esposta alla sindrome da burnout [processo di stress che colpisce le persone che esercitano professioni d\u2019aiuto, N.d.R.].<\/p>\n

Un manifesto per la scuola inclusiva.
\nDahrendorf ci insegna che \u00abla libert\u00e0 non \u00e8 mai un soffice cuscino sul quale ci si possa adagiare o dare a un godimento passivo; \u00e8 sempre una sfida all\u2019attivit\u00e0\u00bb. Io credo che lo si possa dire anche per la scuola inclusiva. Ma c\u2019\u00e8 l\u2019esigenza di elaborare i fondamentali e in merito ho fatto alcune proposte, su cui lavorare.
\nSenza la consapevolezza di dove si vuole andare, c\u2019\u00e8 il rischio di prendere pericolose scorciatoie. L\u2019esperienza italiana \u2013 la cui valenza \u00e8 riconosciuta internazionalmente \u2013 rischia di essere messa in liquidazione, se si emanano provvedimenti che rispondono pi\u00f9 al mercato e\/o alle lobby professionali. In ballo c\u2019\u00e8 un valore non negoziabile: la solidariet\u00e0. Una scuola che non sa essere solidale \u00e8 una scuola senz\u2019anima, che rinuncia alla sua mission. Per questo c\u2019\u00e8 bisogno di un manifesto frutto del contributo di tutti. A partire dagli studenti con le loro famiglie. Un manifesto che preveda anche la revisione dell\u2019impianto normativo in tema di disabilit\u00e0. Ma che, soprattutto, sappia andare oltre gli specialismi e gli specialisti che lavorano con il teleobiettivo, con alte probabilit\u00e0 di creare gated communities [\u201ccomunit\u00e0 chiuse\u201d, N.d.R.]. Se, al contrario, vogliamo fondere gli orizzonti, c\u2019\u00e8 bisogno del grandangolo.<\/p>\n

Finale con brio.
\n\u00abAi bambini buoni la dolce Euchessina\u00bb: la pubblicit\u00e0 della dolce Euchessina, stimolante lassativo, nacque, negli Anni Sessanta, con uno slogan che escludeva i bambini cattivi dalla possibilit\u00e0 di avvalersi della medicina. In seguito, l\u2019azienda, resasi conto del messaggio morale nei confronti dei bambini cattivi, corresse il tiro, precisando: \u00abNon esistono bambini cattivi, esistono solo bambini indisposti\u00bb. Come si vede, lo stile dell\u2019etichettatura proviene da lontano!
\nPost Scriptum: Il prodotto, dopo un buon periodo di vendite, venne ritirato dal mercato perch\u00e9 si scopr\u00ec che conteneva una sostanza dannosa. La tentazione di lasciarlo in commercio solo per i bambini cattivi \u00e8 stata forte!<\/p>\n

Post Scriptum conclusivo: Ho scoperto recentemente il Progetto BES, nato da un\u2019iniziativa del CNEL e dell\u2019ISTAT. Una coincidenza intrigante, perch\u00e9 l\u2019acronimo ha una traduzione veramente interessante: Benessere Equo Sostenibile. Per misurarlo, sono state individuate dodici dimensioni del benessere, tra cui quella riferita all\u2019istruzione e alla formazione.
\nTradotta in pratica, la scuola \u00e8 una dimensione inclusa in quella pi\u00f9 ampia della qualit\u00e0 della vita e quindi \u00e8 oltremodo giustificata la contaminazione o arte del mescolare, interna ed esterna, di cui si parla nel presente articolo. In altre parole, il processo educativo pu\u00f2 dare il proprio contributo alla costruzione del Benessere Equo Solidale nella scuola di tutti, attraverso un intervento coerente con i Bisogni Educativi Individuali di ciascuno.<\/p>\n

Giancarlo Onger,
\nPresidente del CNIS di Brescia (Coordinamento Nazionale degli Insegnanti Specializzati e la Ricerca sulle Situazioni di Handicap).<\/p>\n

***
\nBibliografia.
\n– Alberti, Leon Battista, De pictura, 1435 (testo liberamente adattato).
\n– Barenboim, Daniel, La musica \u00e8 un tutto, Milano, Feltrinelli, 2013.
\n– Bauman, Zygmunt, Fiducia e paura nella citt\u00e0, Milano, Bruno Mondadori, 2005.
\n– Bauman, Zygmunt, Conversazione sull\u2019educazione, Spini di Gardolo (Trento), Erickson, 2012.
\n– Bruner, Jerome Seymour, Il conoscere. Saggi per la mano sinistra, Roma, Armando, 1968.
\n– Dahrendorf, Ralf, Libert\u00e0 attiva. Sei lezioni su un mondo instabile, Roma-Bari, Laterza, 2005.
\n– Gabelli, Aristide, Istruzioni per l\u2019applicazione dei programmi della scuola elementare, 1888.
\n– Gardner, Howard, Cinque chiavi per il futuro, Milano, Feltrinelli, 2007.
\n– Guerrini, Mauro (a cura di), Leggere Ranganathan, Roma, AIB, 2011.
\n– Montessori, Maria, Il metodo della pedagogia scientifica, Citt\u00e0 di Castello, Lapi, 1909.
\n– Morin, Edgar, La testa ben fatta. Riforma dell\u2019insegnamento e riforma del pensiero, Milano, Raffaello Cortina, 2000.
\n– Perticari, Paolo, La scuola che non c\u2019\u00e8, Roma, Armando, 2008.
\n– Rousseau, Jean-Jacques, Discorso sull\u2019origine e i fondamenti della disuguaglianza fra gli uomini, 1755.
\n– S\u00e8guin, Edouard, Traitement moral, hygi\u00e8ne et \u00e9ducation des idiots et des autres enfants arri\u00e9r\u00e9s, 1846.<\/p>\n

Sitografia.
\n– \u00abDisabilit\u00e0 Intellettive\u00bb \u00e8 un sito molto interessante in quanto vi si pu\u00f2 leggere una preziosa rassegna sullo stato della ricerca internazionale che riguarda la presenza degli alunni con disabilit\u00e0 nelle classi comuni. I risultati sono sorprendenti e sfatano molti luoghi comuni. Un\u2019ulteriore conferma che in Italia avevamo visto giusto.
\n– Nella recente Circolare Ministeriale 8\/13 del 6 marzo, \u00e8 citato il sito \u00abQuadis\u00bb. Il progetto, dell\u2019Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia, \u00e8 stato elaborato e implementato attraverso una decina di anni di lavoro. Ha visto all\u2019opera diversi insegnanti e dirigenti di ogni ordine e grado. Ne \u00e8 uscita un\u2019articolata proposta, che prevede un processo di autovalutazione sul funzionamento complessivo della scuola, con attenzione sia al curricolo esplicito che a quello implicito.<\/p>\n

Filmografia
\n– A Beautiful Mind, di Ron Howard, Gran Bretagna, 2001 (140\u2019).
\n– Freaks, di Tod Browning, Stati Uniti, 1932 (64\u2019)
\n– La zona, di Rodrigo Pl\u00e0, Spagna-Messico, 2007 (97\u2019).
\n– Le chiavi di casa, di Gianni Amelio, Italia-Francia-Germania, 2004 (105\u2019).
\n– Miracolo a Le Havre, di Aki Kaurism\u00e4ki, Finlandia-Francia-Germania, 2011 (93\u2019).<\/p>\n

21 marzo 2013<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

Da Leon Battista Alberti alla pubblicit\u00e0 della \u201cdolce Euchessina\u201d, che si dava \u201cai bambini buoni\u201d, presentiamo questo ampio contributo al dibattito sullo stato attuale della scuola, con uno sguardo particolare rivolto all\u2019inclusione degli alunni con disabilit\u00e0. E il pretesto \u00e8 dato dalla recente Direttiva Ministeriale \u2013 e dalla conseguente Circolare \u2013 sui Bisogni Educativi Speciali. […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":0,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[310],"tags":[],"_links":{"self":[{"href":"https:\/\/www.montessoribs.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/9743"}],"collection":[{"href":"https:\/\/www.montessoribs.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts"}],"about":[{"href":"https:\/\/www.montessoribs.it\/wp-json\/wp\/v2\/types\/post"}],"author":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/www.montessoribs.it\/wp-json\/wp\/v2\/users\/1"}],"replies":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/www.montessoribs.it\/wp-json\/wp\/v2\/comments?post=9743"}],"version-history":[{"count":1,"href":"https:\/\/www.montessoribs.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/9743\/revisions"}],"predecessor-version":[{"id":9744,"href":"https:\/\/www.montessoribs.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/9743\/revisions\/9744"}],"wp:attachment":[{"href":"https:\/\/www.montessoribs.it\/wp-json\/wp\/v2\/media?parent=9743"}],"wp:term":[{"taxonomy":"category","embeddable":true,"href":"https:\/\/www.montessoribs.it\/wp-json\/wp\/v2\/categories?post=9743"},{"taxonomy":"post_tag","embeddable":true,"href":"https:\/\/www.montessoribs.it\/wp-json\/wp\/v2\/tags?post=9743"}],"curies":[{"name":"wp","href":"https:\/\/api.w.org\/{rel}","templated":true}]}}