Aiutami a mangiare da solo. Criteri montessoriani

Un genitore attento sopporta qualche disordine di fronte al senso di vittoria che il bambino esprime quando comincia a mangiare da solo. Ci sono popoli che non conoscono le posate o non le
usano per tradizione. Si può cominciare da qui: il cucchiaio, la piccola forchetta, il coltello sono conquiste progressive nei tempi lunghi. “Voglio provare, voglio farlo io”, sembra chiedere a suo modo il bambino.
Butta via il cucchiaio e afferra con le mani la pasta, il riso, le verdure?
Non importa se prova così, se sporca un po’ in giro. Diamo allora la preferenza a cibi solidi che possa prendere senza far troppo disordine.
Aiutare un piccolo a fare da solo significa da un lato preparare minuziosamente i cibi e gli oggetti adatti, dall’altro non sostituirsi a lui in alcuna delle azioni che può fare senza il nostro aiuto: non dargli la mano in una strada senza pericoli; non togliergli il berretto se sa farlo da sé; non imboccarlo quando è in grado di arrangiarsi da solo con il cibo.
L’eleganza a tavola verrà molto più tardi. Per ora ricordiamo un’altra frase memorabile della nostra Montessori: “Ogni aiuto inutile è un ostacolo allo sviluppo”.
La libera scelta. Uno dei principi montessoriani più fraintesi è quello della libera scelta. Quando la Montessori ne parla, si riferisce sempre a uno scegliere liberamente entro un limite predisposto dall’adulto: non qualsiasi maglietta, ma una scelta tra due di diverso colore, anche a soli 10 mesi, come propone Emmi Pikler. Non qualsiasi gioco, ma poterne prendere uno fra due o tre al massimo, posti alla sua altezza, anziché pescarli a caso da un cestone pieno di roba, buttata dentro a caso.
Anche a tavola gli si possono mettere davanti un piattino con poca pasta (in bianco) e un altro con pezzetti di carota bollita (arancioni).
Verso quali dei due cibi volgerà lo sguardo o tenderà le manine? Cominceremo dalla sua scelta, anche se ci sembra solo casuale, apparente o, ancora una volta, decideremo noi?
Molti bambini vengono scoraggiati da un piatto troppo pieno (la porzione uguale per tutti scodellata dalla mamma o, al Nido, dalla cuoca, pretendendo poi che mangino ogni cosa). A noi piacerebbe se al ristorante, o a un pranzo al quale siamo stati invitati, qualcuno ci obbligasse in modo analogo? In molti luoghi (Nidi, Scuole d’Infanzia, Primarie) di fronte a cibi imposti, specie oggi con i servizi catering, si butta via ciò che avanza o che non piace: inutile dire che si tratta di un pessimo insegnamento. Non possiamo proporre in altro modo i pasti confezionati che arrivano nei tanti luoghi per l’infanzia?
Diverso è ricevere nel piatto una quantità ridotta (un cucchiaio di riso, solo due crocchette ecc.), per il piacere di chiedere “il bis”. Meglio ancora servirsi da soli (già intorno ai 2 anni) con la guida dell’adulto che dice: “Prendi un solo cucchiaio” o “Un pezzetto, dopo potrai prenderne ancora”. La misura è rassicurante e, insieme, c’è il gusto del prendere e mettere nel proprio piatto. Naturalmente occorre trasferire i cibi del catering in altri vassoi o ciotole adatti, con posate proporzionate per facilitare l’impresa.
Ricordo la cuoca di un Nido in provincia di Varese che, vedendo la difficoltà dei bambini del secondo anno a destreggiarsi con i soliti ramaioli da brodo, ne acquistò al mercato sei con il cucchiaio grande come una pallina da golf e da un fabbro fece accorciare i manici di almeno dieci centimetri.
A casa, se preferisce il dolce, non zuccheriamo tutto “purché mangi”.
Questo non è dare libertà, ma accontentare un capriccio, sedurre per evitare conflitti. Ci sono bambini che preferiscono il salato, ma anche insaporire troppo non è sano. È necessario che tutti i membri della famiglia agiscano con la stessa coerenza, senza i “poverino” o la preoccupazione che non mangi mai abbastanza. Il suo stomaco è grande circa quanto il suo pugno: non possiamo riempirlo secondo le dimensioni del nostro stomaco adulto.
Appena sta in piedi e cammina, aiutiamolo a lavarsi da sé le manine prima di mangiare. È importante poi che si sieda a tavola con i familiari, che partecipi a questo momento significativo della vita di casa, osservando i genitori e, fin dove è possibile, assaggiando i loro cibi.
Qui potrà essere utile un seggiolone, da usare solo durante i pasti. Negli altri momenti è meglio che il bambino stia a terra per muoversi liberamente e non correre rischi. Ovviamente quando comincia a gattonare, elimineremo ogni possibile motivo di “assaggio pericoloso”: ciotole con cibo per animali, avanzi di feste degli adulti, fili elettrici, vasi con piante ecc. Il piccolo è un esploratore insaziabile: non per questo lo chiuderemo in un ovetto, in un seggiolone o in un box.
In altri momenti potrà avere una seggiolina (bassa tanto da mettere i piedi per terra) e un tavolino a essa proporzionato, il cui piano gli arrivi alla vita, su cui mangiare la colazione o la merenda, in alternativa al pranzo di famiglia. Il bambino imparerà così che può mangiare solo in quel luogo e in quel momento, senza finire il pasto andando in giro per casa.

 

Tratto dal testo Aiutami a mangiare da solo! – IL Leone Verde Editore, Collana Appunti Montessori

 

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