CALMA APPARENTE

Sarà capitato ad ogni insegnante montessoriana di rileggere più volte i testi della Dottoressa ed ogni volta scoprire frasi, parole, che sembrano rispondere perfettamente ai bisogni di quel preciso momento. Riflettendo sulla figura della maestra, così importante per la Montessori, rileggendo “La mente del bambino” (Maria Montessori,1952) mi sono soffermata su alcune pagine in cui viene chiaramente descritta una delle situazioni che più preoccupa chi lavora in una scuola Montessori: l’utilizzo dei materiali in libera scelta.

Sappiamo che la capacità di un bambino di scegliere liberamente si rafforza con l’esercizio, ma alle volte, soprattutto ad inizio carriera, pare che il materiale Montessori sia insufficiente e la maestra sente la necessità, il bisogno, di aggiungerne altro: comandi, estensioni, vassoi …

Quella sensazione particolare che manchi qualcosa, quel timore nascosto, ma nemmeno troppo, che qualcosa non stia funzionando come dovrebbe e che quella che si osserva è una calma apparente.

I bambini passano da una cosa all’altra, fanno ogni esercizio una volta, poi prendono qualcos’altro, alternando diversi lavori, ma senza apparente interesse.

“Il bambino è come l’ape che vola di fiore in fiore ma non trova su quale posare, attingere il nettare e soddisfarsi”.[1]

La Montessori lo scrive più volte nei suoi libri: il compito della maestra nuova è difficile.

Alle volte, poi, si teme di interrompere quella che si osserva e si giudica concentrazione, correndo il rischio di ritirarsi sulla soglia, in silenzio, qualsiasi cosa accada mentre il disordine si diffonde.

Il rispetto verso le attività del bambino è giustificabile solo quando avrà acquisito davvero la capacità di incanalare tutta la sua attenzione su un oggetto che ha risvegliato in lui interesse e non solo curiosità; tutto questo la maestra lo sa, l’ha studiato, ma è così difficile da distinguere.

E allora interviene, pentendosene pochi istanti dopo…

L’agitazione sale, accompagnata da una buona dose di sconforto: “cosa sto sbagliando? come mai i bambini non si concentrano? Perché non si normalizzano? Staranno imparando davvero?”.

Si finisce per credere che il nuovo bambino, di cui si è tanto letto e scritto, in realtà sia un’utopia, un bellissimo miraggio.

Una classe così, per la sua gestione richiede, al contrario delle aspettative, un grande dispendio di energie, sia da parte dell’insegnante, sia da parte degli alunni.

L’ansia provata dalla maestra è palpabile, corre da un bambino all’altro, quasi affannata, nel timore che la situazione stia sfuggendo pian piano dalle mani. Spesso, appena distoglie l’occhio dal lavoro della classe, ecco che i bambini iniziano a giocare con il materiale e tra loro; il progresso morale così fortemente atteso non si produce.

Ma è proprio in tali circostanze che la maestra, consapevole che questa sia una fase cruciale dello sviluppo del bambino, dovrà continuare ad esercitare due diverse funzioni: sorvegliare i bambini ed impartire lezioni individuali.[2]

Dovrà, cioè aver cura di non volgere mai le spalle alla classe mentre si occupa del singolo.

I bambini dovranno percepire la sua premurosa presenza, pronta a guidare al bisogno per poi ritirarsi sulla soglia.

È proprio in queste situazioni che la maestra Montessori deve tener ancor più viva la sua immaginazione, avendo davanti a sé un bambino che, per così dire, ancora non esiste.

Dovrà prendere coscienza della forza dell’educazione indiretta, dovrà imparare ad osservare, ad essere paziente.

Dovrà imparare ad organizzare l’ambiente, rendendosi conto, questa volta per esperienza diretta di quando esso sia davvero fondamentale.

Dovrà acquisire quella fiducia incrollabile nella forza dello sviluppo di ogni bambino, anche il più fragile, di cui ha tanto sentito parlare.

Dovrà aver fede che il bambino si rivelerà.

“… un giorno poi un piccolo spirito si sveglierà, l’io di qualche bimbo si impadronirà di qualche oggetto, l’attenzione si fisserà, l’esecuzione perfezionerà la capacità e l’espressione raggiante del bambino, il suo contegno soddisfatto indicheranno che il suo spirito è rinato” [3]

 

Autrice:

Stefania Bogoni

Insegnante Montessori scuola primaria – Brescia


Nell’immagine una scena del film documentario  “Il bambino è il maestro” di Alexandre Mourot.

 

Se l’occhio non si esercita, non vede.

Se la pelle non tocca, non sa.

Se l’uomo non immagina si spegne

Danilo Dolci

 

[1] La mente del bambino, Maria Montessori, p 268

[2] La mente del bambino, Maria Montessori, p 269

[3] Ibid, p 269

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